Yara. Il true crime by Giuseppe Genna

Yara. Il true crime by Giuseppe Genna

autore:Giuseppe Genna [Genna, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-09-21T00:00:00+00:00


BERGAMO,

21 OTTOBRE 2011

“Abbiamo il nome!”

Euforia dalle fonti. In Procura stringono il risultato in mano, come erba in uno spasmo. Il capo delle indagini scientifiche, vertice dei RIS, si allarga nel suo sorriso obliquo, che incute timore. Ha meditato con la sostituto procuratore la svolta: un campionamento genetico senza precedenti, in tempi strettissimi.

I tecnici sono impazziti.

I turni di lavoro sono saltati.

Centinaia e centinaia di provette e amplificazioni di DNA nominali, confronti con il DNA noto dell’ignoto.

Non è trovare un ago nel pagliaio, è rintracciare un ago in tutti i pagliai dell’Isola.

La disperazione che spera è il carburante dei folli conclamati e degli scienziati, che qui applicano il rigore a un territorio immenso. Fatto di nomi, secondo l’intuizione investigativa che porta alle Sabbie Mobili e fa ammattire gli addetti ai controlli. I detective hanno compulsato nominativi tra migliaia.

L’orco è qui, a Brembate. È uno di noi.

COME HANNO FATTO: hanno cercato il ceppo paterno. Hanno confrontato l’identificativo maschile del DNA. Sono andati in cerca del maschio.

Questo è un caso di donne implicate. La piccola vittima. La madre, sfigurata dal dolore. Le istruttrici. La sostituto procuratore, tesa a un’investigazione spietata e corazzata di silenzio. La medico legale, immersa in una meditazione teologica su ciò che resta.

I maschi sono compromessi. I maschi sono colpevoli. La loro sessualità è selvatica e grottesca. La loro sessualità è tragica e violenta. I maschi inquisitori. I maschi volontari, che impongono la loro volontà. I maschi obbligatori sulla scena dei nove decimi dei delitti per violenza. I maschi tragici. Il colpevole, siamo sicuri, è maschio.

I maschi che salvano, che si salvano. Il comandante dei carabinieri, da Nassiriya a Yara. Il questore ha fiutato l’intuizione Sabbie Mobili. Il comandante dei RIS offre l’immagine della paternità declinata a scienza. Il padre della ragazzina, con le sue felpe in pile e lo sguardo rassegnato, quella bonomia lombarda dietro gli occhiali.

Il DNA del maschio nel punto più fragile e sospetto della vittima femmina.

Trascendiamo il maschio e la femmina: avremo pace. La violenza ci tornerà in altra specie? Usciamo dall’oscuro, dall’arcaico. Diminuiamo l’odio e verifichiamo se la morte cala.

L’aplotipo del cromosoma Y, che determina il maschio, è il perno di questa immensa rotazione della nostra storia.

La Y ci perseguita, ci bracca, è erratica e sempre ritrovata. L’aplotipo Y configura la soluzione del caso. Y maschile. Ci siamo.

L’aplotipo del cromosoma Y lo usiamo nei test di paternità. È trasmesso dai padri ai discendenti maschi. Confrontiamo Y di Ignoto 1 e Y di tutti i soggetti controllati con test genetico.

Ricontrolliamo i nominativi che incrociano residenti a Brembate e frequentatori delle Sabbie Mobili.

Incrociamo senza requie. Attendiamo i risultati.

ED ECCO IL NOME: si chiama Damiano Guerinoni.

Lo stesso, identico, verificato aplotipo Y di Ignoto 1.

È fatta.

È fatta, vero?

No. Non è fatta. Non è lui. I due DNA, quello di Damiano e quello di Ignoto 1, sono molto simili, ma non coincidono. Sono parenti, ma non sono la stessa persona. Siamo approdati al ceppo familiare. Non al colpevole.

La fonte che incontro a Bergamo alta è esausta all’estuario del fiume di informazioni equivoche, ricontrollate con ossessività.



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